A Bologna il Sant'Orsola sede di terapie Car-T pediatriche
Dal 2019 era già centro hub regionale per i pazienti adulti
L'Oncoematologia pediatrica dell'Irccs Aou di Bologna Policlinico Sant'Orsola - diretta da Arcangelo Prete - diventa sede per l'erogazione delle terapie avanzate Car-T per i pazienti in età pediatrica. La decisione è stata assunta dalla Regione, che con una delibera di Giunta ha formalizzato l'investitura: individuato dal 2019 come centro hub per l'Emilia-Romagna per l'uso di queste terapie negli adulti (presso l'Ematologia), ora l'Irccs, che nel frattempo è diventato il centro nazionale con il maggior numero di pazienti adulti in trattamento Car-T, rafforza il proprio ruolo con le terapie anche ai bambini. Un riconoscimento e un risultato "importanti", sottolineano l'assessore regionale alla Sanità Massimo Fabi e la direttrice generale dell'Irccs Chiara Gibertoni. Il Sant'Orsola è così tra i 7 centri pediatrici autorizzati all'utilizzo delle Car-T in tutto il Paese al pari di Meyer, Gaslini e Bambin Gesù. Al risultato si è giunti anche grazie al contributo di Ageop Ricerca Odv, che ha investito il suo impegno sul piano economico e istituzionale per la crescita della struttura di Oncoematologia pediatrica dell'Irccs. Le terapie Car-T, acronimo di Chimeric antigen receptor T-cell, sono utilizzate per la lotta contro tumori del sangue (linfoma degli adulti a grandi cellule B e leucemia linfoblastica acuta dei bambini e dei giovani adulti, mieloma multiplo, linfoma follicolare e mantellare, ma sono in corso sperimentazioni per estendere l'uso delle Car-T anche a tumori solidi e ad altre patologie) in pazienti che abbiano risposto negativamente ai trattamenti chemioterapici o, addirittura, ai trapianti. Sono terapie geniche immunocellulari che consistono in un'unica somministrazione dei linfociti T (le cellule del sistema immunitario) del paziente stesso per combattere cellule tumorali. I linfociti T vengono prelevati ai pazienti tramite l'aferesi, modificati in laboratorio per renderli in grado di "riconoscere" le cellule neoplastiche e poi reinfusi nello stesso paziente con l'obiettivo di colpire selettivamente il tumore.
B.Barbier--JdCdC